Nel precedente articolo abbiamo parlato delle euristiche di Nielsen, linee guida generali utili per valutare il grado di usabilità di un prodotto.
Oggi vogliamo introdurre un’altra disciplina molto importante della User Experience Design (UX): l’Interaction Design (UI). Il suo compito è facilitare le interazioni tra persone e prodotti digitali, migliorando (e anche influenzando) l’esperienza utente.
Cos’è l’Interaction Design?
L’obiettivo del designer è far sì che l’interazione sia veloce e intuitiva: l’impegno e lo sforzo da parte dell’utente deve essere ridotto al minimo indispensabile. Pensa, ad esempio, a come si semplifica sempre più il nostro utilizzo del cellulare con il perfezionamento continuo del touchscreen. Le azioni che facciamo sullo smartphone per raggiungere il risultato voluto sono sempre più rapide e istintive.
Esempi di buona UI
#1 Parole, paroloni e paroline
Le parole sono importanti per comunicare l’effetto di un clic su un pulsante o un’interazione, per questo dovrebbero essere facili da capire!
In questa fase ci viene in soccorso il copywriter, meglio se la sua specialità è l’UX writing. Si concentra sulla progettazione di testi o microtesti specifici, con l’obiettivo di migliorare l’esperienza utente nel sito o nell’applicazione, per evitare ogni possibile attrito dovuto a incomprensioni, ritardi o errori.
#2 Rappresentazioni visive
Questa sì è una vera sfida: usare rappresentazioni grafiche e non testuali per suggerire cosa fa quell’azione. Parliamo di elementi che servono per completare il contesto e semplificare l’informazione, per accompagnare l’utente a comprendere il messaggio in maniera più accurata. Certo, bisogna usarli con moderazione e uniformarli per non disorientare le persone, rispettando inoltre i canoni dell’accessibilità.
#3 Relazione tra oggetti e spazi
Quale tipo di dispositivo usi per navigare sul web? Smartphone, pc o tablet?
Nella progettazione dobbiamo tenere in considerazione i diversi supporti fisici su cui l’utente potrà visualizzare il prodotto, se utilizzerà un mouse e la tastiera o solo il touch del telefono, oppure altri dispositivi hardware come uno screen reader. Prova a guardare lo stesso sito dal computer e dal telefono, se non è ottimizzato per una diversa navigazione allora lo sviluppatore non ha fatto un buon lavoro.
#4 La dimensione temporale
Quanto tempo trascorre un utente con il prodotto? Come cambia l’interazione nel tempo? Animazioni, suoni, video… qualsiasi media cambia nel corso del tempo.
Con questa dimensione si fa riferimento a tutto ciò che investe il fattore temporale nell’utilizzo del prodotto. Ricordiamoci che l’esperienza utente non si limita al solo momento dell’interazione:
- siamo condizionati da eventi passati e dalle aspettative
- tendiamo a valutare l’esperienza e ricordarla solo per alcuni aspetti legati al tempo, come i tempi di attesa prima di compiere un’azione e questo è proprio ciò che tendiamo di più a raccontare agli altri
#5 Comportamenti
Lo studio del comportamento di navigazione consiste nell’esaminare tutto l’insieme delle reazioni e delle azioni messe in pratica dagli utenti nell’utilizzo dell’interfaccia. Raccoglie dati misurabili su ciò che le persone fanno, mettendo in evidenza possibili blocchi e problemi di usabilità. Come? Ad esempio usando Click Heat maps, delle “mappe di calore” in grado di individuare i punti di un sito dove si concentrano maggiormente i movimenti del mouse, i click, gli scroll o i tap.
#6 Principio di Fitts
Hai notato che più l’oggetto interattivo è visibile e vicino a te, più è probabile che tu ci interagisca?
Un bravo designer metterà in bella vista e a portata di clic il pulsante che vuole far premere alle persone: iscriviti alla newsletter, acquisto rapido, condividi su Facebook… Il principio di Fitts afferma che più un obiettivo è lontano e piccolo, maggiore sarà il tempo utile per raggiungerlo. E noi utenti non abbiamo tempo da perdere, giusto?
#7 Principio di Hick
Ecco una regola importantissima! Secondo il principio di Hick il tempo richiesto per prendere una decisione e interagire è ampliato dal numero di alternative disponibili, dall’organizzazione degli elementi nel sito web o nell’app, dalle informazioni troppo numerose e dalle azioni superflue. Ci hai mai fatto caso che se hai troppe opzioni tendi a non decidere e abbandonare la pagina? Noi facciamo di tutto per evitare di metterti in questa situazione!
#8 Principio di Miller
L’essere umano è in grado di memorizzare un numero limitato di oggetti e questo condiziona tutta l’attività mentale di ogni persona.
Nel 1956 lo psicologo George Miller pubblicò un articolo sulle sue sperimentazioni riguardo la nostra capacità di elaborare le informazioni, da cui emerse il “magico numero 7″, ovvero il numero massimo di oggetti (parole, numeri, immagini, simboli) su cui ognuno di noi riesce a riflettere.
Per questo menu enormi, lunghi elenchi, troppi elementi e grandi sezioni testuali causano un sovraccarico di informazioni e possono aumentare la frequenza di rimbalzo.
La soluzione è organizzare i contenuti in blocchi più piccoli, per aiutare gli utenti a elaborare, comprendere e memorizzare meglio.
UX e UI hanno in comune una cosa, quella U iniziale che sta per USER → UTENTE.
Il focus sta tutto lì, nella persona che sta usufruendo di un prodotto e che deve essere messa nelle condizioni di vivere questa esperienza al meglio.
Uno Studio Digitale come il nostro deve capire le esigenze e i comportamenti degli utenti che stanno oltre lo schermo, cos’è utile e importante per loro.
Come? Bisogna studiare, ascoltare, approfondire e testare. Fallire e migliorare. Niente di nuovo e niente di più bello, proprio come succede in ogni aspetto della vita, anche quella meno digitale!